La Via del Buddha vs la Via dell'Uomo Realizzato

19.09.2021

Il Buddha affermava che per raggiungere la pace, il Nirvana, è imperativo distruggere il desiderio. 

Se non hai desideri non provi attaccamenti, di conseguenza non provi tensioni. Se non hai desideri non hai bisogno nemmeno di affermare il tuo ego, non soffri di carenze d'amore o riconoscimento, semplicemente sei libero, poiché non aneli a nulla.

Il buonsenso comune invece dice che per essere felice ed in pace devi realizzarti: soddisfare le tue esigenze, prenderti le tue soddisfazioni, raggiungere i tuoi traguardi ed essere felice di essere te stesso. La via del Buddha sembra completamente in antitesi con la via dell'uomo realizzato, e con il buonsenso.

Il Buddha afferma che se continui a desiderare rimani intrappolato nel meccanismo di rinascita, poiché anelando qualcosa deciderai sempre di tornare sulla terra. Rimarrai schiavo di questo pianeta, quando dovresti invece liberartene.

Hanno qualcosa in comune la via del Buddha e quella dell'uomo realizzato? A una visione superficiale sembrerebbe di no. Tuttavia non è così, le due vie non sono in antitesi.

Il punto è che la via del Buddha è adatta ad anime mature, non all'uomo medio.

Ciascuno di noi ad un certo punto del suo sviluppo animico desidera ardentemente tornare "alla casa del Padre", sente cioè la necessità impellente di distruggere tutti i suoi attaccamenti che generano la sensazione di separatività, di non essere uno con ciò che è, quella coscienza che è il substrato fondamentale del momento presente. 

Quindi ad un certo punto l'uomo desidera ardentemente non desiderare più nulla, ma essere solo uno strumento nelle mani della natura, nelle mani di Dio. Tuttavia prima di raggiungere tale stadio, occorre aver attraversato l'esperienza del desiderio, che è la spinta propulsiva che ci permette di fare le nostre esperienza nella vita. 

Il desiderio ci spinge fuori dalla casa del Padre per fare delle esperienze, per esplorare, quando poi siamo stanchi, annoiati, quando in fondo ci sentiamo orfani e convinti che Dio sia in grado di fare le cose meglio di noi, desideriamo tornare alla fonte. Desideriamo abbondare lo stato di uomo separativo e ritornare a casa. A quel punto vivere o non vivere non farà più differenza, sarà l'esistenza che si manifesterà tramite noi, che saremo nient'altro che un suo strumento. Saremo come un flauto suonato dal Signore, vuoto al suo interno ma indispensabile per produrre una dolce melodia.

Dunque il nostro desiderio finale sarà il non desiderio stesso, e quella sarà la realizzazione finale.